Il modello comunicativo utilizzato dalle aziende, negli ultimi anni ha subito una profonda evoluzione. La strategia promozionale non prevede più esclusivamente la sponsorizzazione dei prodotti o dei servizi offerti dall’azienda ma va oltre e tenta di fornire agli utenti, dei contenuti informativi interessanti che possano risultare utili per i clienti .E’ in questo contesto che la promozione aziendale assume i tratti di vero e proprio giornalismo. Da qui il termine Brand Journalism (su animaincorporation.it un approfondimento).
Il lavoro del giornalista in questo modo si pone a servizio di un brand andando a svolgere un ruolo centrale all’interno delle strategie di web marketing aziendali.
Ma da dove ha avuto origine il brand journalism e quali sono le sue caratteristiche?
Il concetto di brand journalism era in realtà gia in auge nel 1895 quando un’azienda produttrice di macchinari per l’agricoltura, iniziò a pubblicare una rivista di settore, conosciuta ancora oggi con il nome di The Forrow.
Fare brand journalism significa raccontare una storia credibile, che ruoti attorno al marchio aziendale e che si rivolga ad un pubblico di riferimento utilizzando un linguaggio semplice e coinvolgente. Anche le immagini raccontano una storia ed è dunque essenziale utilizzare immagini efficaci e d’impatto per il lettore. Il giornalismo d’impresa può essere sviluppato sia per il web che per la carta stampata. In Italia gli esempi dell’applicazione pratica del brand journalism sono ancora molto limitati. L’unico esempio di spicco da poter citare è quello di Prenatal che attraverso il brand magazine Mommypedia, offre agli utenti un servizio informativo rivolto al pubblico delle mamme che sono appunto i suoi clienti target.
Accanto al brand journalism si pone attualmente un nuovo tipo di marketing che al pari del giornalismo aziendale pone in risalto il cliente e le sue esigenze. Si tratta del marketing collaborativo, figlio dell’era dei social in cui i clienti sono chiamati a svolgere un ruolo attivo nelle scelte di marketing delle aziende. Attraverso i canali social infatti i vari brand hanno instaurato un contatto diretto con la propria clientela che può essere chiamata ad esprimere opinione o feedback sui servizi aziendali.
In base ad un recente sondaggio condotta dalla Crowdtap, una società di marketing newyorkese, su un campione di 1000 clienti è risultato che per la fidelizzazione verso un marchio, il 97% degli intervistati ha ritenuto determinanti per le proprie scelte d’acquisto, aver partecipato in maniera attiva alla creazione ed ideazione di un prodotto.
Avviare una strategia di marketing collaborativo potrà apparire semplice e scontata ma non è cosi. Non è nulla di improvvisato e va gestito con grande impegno e costanza al fine di rendere il contatto diretto con la clientela produttivo per l’azienda.
Negli ultimi anni la percentuale di clienti chiamati a collaborare con un brand è aumentato del 35%. Grandi marchi come Pepsi o Coca Cola ne fanno già un grande utilizzo.
La Pepsi utilizza una piattaforma grazie alle quale gli utenti possono suggerire la creazione di una bevanda. Coca Cola ha chiesto ai fan della sua pagina Facebook ,di proporre un’idea per rendere il mondo un posto migliore promettendo di finanziare la realizzazione della proposta migliore.