Una delle malattie più pericolose che può essere trasmessa per via sessuale è, senza dubbio, la sifilide, conosciuta anche con il nome di morbo gallico o con il termine lue. Si tratta di una malattia infettiva causata dal batterio treponema pallidum, facente parte dell’ordine delle spirochete, che viene osservato al microscopio attraverso le sembianze di un piccolo filamento a forma di spirale. Il contagio, che, come detto, prevalentemente avviene per natura sessuale, può estendersi anche al feto, e avere caratterizzazione congenita. La trasmissione in forma congenita può avvenire in due modi, prima della nascita, attraverso il sangue materno infetto, oppure nell’atto della nascita stessa, nel momento in cui avviene la discesa del feto nel canale del parto. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a proposito della sifilide, riguardo a complicazioni, segni e sintomi, trattamenti e tanto altro ancora.

 

Sintomi della sifilide

 

Al fine di identificare quali siano i sintomi della sifilide, bisogna fare una differenza tra le diverse fasi della stessa, che portano all’insorgenza di alcune manifestazioni ben precise e caratterizzanti di una determinata fase. La sifilide primaria viene acquisita attraverso il contatto sessuale con una persona affetta, e porta, nei giorni successivi che vanno dai 3 ai 90, all’insorgere di lesioni cutanee, chiamate sifilomi. Le lesioni si presentano come singole, compatte e indolori, e generalmente provocano una ulcerazione pruriginosa della pelle con base pulita e bordi taglietti. Tuttavia, le tipologie di lesione sono molteplici e possono presentarsi in maniera casuale, in diverse parti del proprio corpo, nonostante generalmente si presentino all’interno del collo dell’utero e sul pene.

 

Nella fase secondaria della sifilide, che si ha circa 4 settimane dopo l’infezione primaria, le manifestazioni sono differenti, e possono interessare pelle, mucose e linfonodi. Generalmente, la manifestazione più comune che si verifica è quella delle eruzioni cutanee che hanno colore rosso o rosa, che si presentano sul tronco o sugli arti e che risultano essere tra di loro simmetriche. Le lesioni in questione ospitano batteri infettivi, e portano all’insorgere di altri sintomi, come febbre, mal di gola, astenia perdita dei capelli, epatite, artrite, uveite e altri sintomi correlati.

 

Quanto alla sifilide latente, essa è la fase che si ha quando si ottiene la prova sierologica dell’infezione, pur non presentando segni e sintomi tipici della malattia. Si tratta di una forma di sifilide asintomatica e meno contagiosa, che può avere ricaduta di sintomi nel caso in cui sia precoce. Infine, la sifilide terziaria è quella sviluppata da coloro che non sostengono un trattamento medico nonostante la malattia, e che si presenta da tre a quindici anni dopo l’infezione iniziale. Tra le tipologie di sifilide terziaria bisogna distinguere tra sifilide gommosa, che risulta essere caratterizzata dalla formazione di granulomi gommosi cronici di varie dimensioni, e che colpiscono pelle, ossa e fegato; neurosifilide, un’infezione che coinvolge il sistema nervoso centrale provocando gravi disturbi, come paresi, perdita di equilibrio e dolori agli arti inferiori; sifilide cardiovascolare, caratterizzata da artrite sifilattica e aneurismi dell’aorta.

 

Trattamento della sifilide

 

Avendo considerato le diverse tipologie di sifilide e i relativi sintomi, è importante sottolineare anche quale sia il possibile trattamento da utilizzare in base alle tipologie di sifilide di cui si soffre. La prima scelta di trattamento per le infezioni precoci è quello a base di penicillina G, iniettata per via intramuscolare o attraverso via orale; in alternativa, soprattutto nel caso di resistenza agli antibiotici, ci si potrà servire di ceftriaxone, che risulta essere più efficace come trattamento in sostituzione della penicillina. Tuttavia, si tratta di cure altamente specialistiche, e che portano al rivolgersi a personalità come dermatologi, infettivologi, neurologi e medici di medicina interna. Quanto alle infezioni tardive, esse vengono trattate con dosi di penicillina, per via endovenosa, per un numero minimo di 10 giorni. Nel caso in cui si abbiano reazioni allergiche alla penicillina, ci si potrà servire di doxiciclina e tetracicline.